Susanna (Antico Testamento)

La storia di Susanna o Shoshana (שׁוֹשַׁנָּה, Ebraico Šošanna, Ebraico tiberiense Šôšannāh: Egiziano "giglio") e un racconto e fa parte del libro di Daniele al capitolo XIII, considerato deuterocanonico da cattolici e ortodossi e apocrifo dai protestanti.

Gli ebrei accettano il capitolo come racconto morale, ma non come parte del Tanakh, sebbene i primi dodici capitoli siano considerati parte degli Scritti, o Ketuvim, cioè la terza e ultima parte del Tanakh.

Il racconto biblico

Antoine Coypel, Susanna accusata di adulterio, 1695-1696
Susanna, una giovane donna molto bella e pia, viene concupita da due vecchi che frequentano la casa del suo ricco marito Ioachim e riescono a introdursi nel suo giardino sorprendendola mentre fa il bagno. Costoro erano stati eletti giudici dalla comunità ebraica esule a Babilonia e, infiammati di lussuria, minacciano di accusarla di averla sorpresa con un giovane amante se non si concede a loro. Al rifiuto di Susanna l'accusano pubblicamente di adulterio. Portata davanti al tribunale viene riconosciuta colpevole e condannata a morte mediante lapidazione, ma a questo punto si fa avanti Daniele:

« Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele,  il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!».  Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che vuoi dire con le tue parole?».  Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare la verità!  Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei». »
Questo intervento di Daniele, che poi interroga personalmente i due calunniatori e ne fa emergere l'inganno, costituisce anche l'inizio del suo percorso pubblico di profeta. La reputazione di Susanna viene restituita all'onore e la fama di Daniele cresce fra il popolo. I due giudici infami sono talvolta identificati con quelli di cui parla Geremia (29,21-23).

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