Stefano protomartire

Stefano (Grecia, 5 – Gerusalemme, 36) è stato il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana perché aiutassero gli apostoli nel ministero della fede.

Venerato come santo da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi, fu il protomartire, cioè il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Gesù Cristo e per la diffusione del Vangelo. Il suo martirio è descritto negli Atti degli Apostoli dove appare evidente sia la sua chiamata al servizio dei discepoli sia il suo martirio, avvenuto per lapidazione, alla presenza di Paolo di Tarso che in seguito si convertì lungo la via di Damasco.

Santo Stefano è venerato come protodiacono e protomartire. Il primo epiteto è dovuto al fatto che fu il primo e forse il più importante dei diaconi eletti in Gerusalemme. Il secondo è associato al suo nome sebbene il suo martirio sia cronologicamente preceduto da quello di Giovanni Battista, morto per decapitazione. È celebrato il 26 dicembre nella cristianità occidentale e il 27 dicembre nella cristianità orientale. Le chiese ortodosse orientali che aderiscono al calendario giuliano segnano il giorno di Santo Stefano il 27 dicembre secondo quel calendario, che lo colloca il 9 gennaio del calendario gregoriano utilizzato in contesti secolari.

Il canone biblico vigente non fornisce alcuna informazione biografica o genealogica, malgrado il valore teologico della testimonianza resa dal santo.

La morte per lapidazione

Le vicende di Stefano sono narrate negli Atti degli apostoli. Istituito diacono dagli Apostoli insieme ad altri sei discepoli, era stato arrestato dalle autorità religiose locali che proibivano la predicazione cristiana. La poderosa testimonianza che proclamò citando le opere divine dall'antico Testamento al Cristo, gli valse come condanna a morte per lapidazione per blasfemia. La lapidazione era la pena contemplata dalla legge mosaica per le colpe ritenute più gravi, quali la blasfemia e l'adulterio. Nel Nuovo Testamento, essa ricorre negli episodi della Pericope dell'adultera e in Giovanni 10:22-39 (vv. 31-32). Gesù viene processato sommariamente dai capi dei Giudei per aver affermato di essere il figlio di Dio e per aver resuscitato Lazzaro (Giovanni 11).

Stefano, dunque, venne condannato alla lapidazione:

«Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: "Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio". Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: "Signore, non imputare loro questo peccato". Detto questo, morì.»

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