Onesimo (discepolo di Paolo)

Onesimo, in greco utile, chiamato anche santo Apostolo Onesimo (Colossi, ... – Efeso, 15 febbraio 90), schiavo di Filemone di Colossi, fuggitivo a Roma, conobbe e servì Paolo di Tarso, dal quale fu rinviato a Filemone con una lettera e con la preghiera di affrancarlo. È venerato dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa come santo.

Biografia

Era uno schiavo di Appia e di Filemone, personaggio influente della città di Colossi, in Frigia, che era stato convertito al cristianesimo dallo stesso Paolo di Tarso e che accoglieva nella sua casa la comunità cristiana della città. Onesimo fuggì a Roma per sfuggire alla punizione per un furto che aveva commesso e lì conobbe Paolo che si trovava in carcere in attesa di esser giudicato dall'imperatore. Si convertì al cristianesimo, si fece battezzare e si mise al suo servizio. Paolo che conosceva bene il suo padrone, Filemone, e la sua fervente fede cristiana, pur volendo tenere con sé Onesimo, che ormai amava come un figlio, rispettò le leggi romane in materia di schiavitù e decise di rimandarlo al legittimo padrone, con una lettera, scritta tra il 54 e il 63, la Lettera a Filemone , in cui chiedeva però a Filemone di tornare ad accogliere Onesimo non più come uno schiavo, ma come un fratello.
Lettera a Filemone, frammento
«Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare, preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù; ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me. Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore. Avrei voluto trattenerlo presso di me, perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo!»

(Lettera a Filemone 8-13)

Paolo nella lettera discute un caso singolo e non affronta il tema della schiavitù in quanto tale, anche se il suo atteggiamento si pone chiaramente su un piano ulteriore a quello della mentalità schiavistica del tempo perché essa risulta palesemente in contrasto con la legge della carità cristiana. Per Paolo il padrone e lo schiavo, anche se conservano le relazioni sociali di prima, diventando cristiani devono ormai vivere come due fratelli al servizio dello stesso Signore. Ecco come Paolo scrive ancora:

«Forse per questo è stato separato da te per un momento, perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto di più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso. E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!»

(Lettera a Filemone 15-19)

Onesimo tornò quindi da Filemone dal quale fu accolto benissimo e fu affrancato[senza fonte]. Venne poi rimandato nuovamente a Paolo per aiutarlo, tanto che Paolo se ne servirà per inviare la sua Lettera ai Colossesi, nella quale è citato come latore:

«Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà Tichico, il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore, che io mando a voi, perché conosciate le nostre condizioni e perché rechi conforto ai vostri cuori. Con lui verrà anche Onesimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno di tutte le cose di qui.»

(Lettera ai Colossesi 4,7-9)

Dopo aver contribuito alla diffusione del cristianesimo in Asia Minore, Onesimo morì attorno al 90.

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