Miriam (Esodo)
Miriam (o Maria, a seconda di come ogni versione traduce il suo nome) è, nella Bibbia, la sorella di Mosè e Aronne. È menzionata in sei testi, tra cui i cinque libri del Pentateuco. Ma il più delle volte la sua figura viene associata al salvataggio di Mosè bambino (Esodo 2), dove però, benché prenda la parola, a differenza di molte altre donne, si parla di lei solo come di «sua sorella», senza identificarla. È una delle poche donne del Pentateuco nominata in altri passi della Bibbia.
Il racconto biblico
Miriam era la figlia primogenita di Amram e Iochebed; quando il faraone egiziano ordinò di uccidere ogni figlio maschio che nasceva agli israeliti, Iochebed depose suo figlio infante Mosè in una cesta nelle acque del fiume Nilo per salvarlo, affidandolo alla provvidenza divina. Miriam, dopo averla accompagnata, seguì il percorso della cesta fino a che non giunse al palazzo del faraone, dove la figlia del faraone trovò il piccolo e decise di adottarlo. Uscita allo scoperto, la bambina chiese alla principessa se avesse voluto una nutrice ebrea per svezzare il bambino e, avendo questa acconsentito, chiamò sua madre per svolgere quel compito.
Miriam viene denominata "profetessa" ed è artefice del canto di un inno che recita assieme alle altre figlie d'Israele quando il popolo d'Israele attraversa il Mar Rosso e poi le truppe del faraone vengono annegate nelle sue acque dall'ira di Dio.
«Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere.»
(Esodo 15:20-21)
Questo è considerato come uno dei più antichi componimenti poetici nella storia ebraica.
In seguito Miriam rimprovera Mosè per il suo matrimonio con una donna madianita, Sefora; per questo viene punita con la lebbra. Incitato da Aronne, Mosè intercede presso Dio per la sua guarigione, e Miriam viene risanata dopo sette giorni di esilio fuori dal campo:
«Miriam dunque rimase isolata fuori dall'accampamento sette giorni; il popolo non riprese il cammino finché Miriam non fu riammessa nell'accampamento.»
(Numeri 12:15)
Il profeta Michea la dipinge come una profetessa di importanza pari a quella dei due fratelli (Michea 6,4)